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San Giovanni Battista

 

Edificata nel 1233, detta anche Santa Maria La Nova ai Foggiali o delle Nove (Novarum Monialum), questa chiesa è tra i più importanti esempi dell’architettura medievale del sud Italia, ove è possibile ritrovare sia i motivi architettonici tipici del romanico, che i richiami orientaleggianti delle volte. 
Durante la visita guidata si potrà ammirare, nella navata destra, l’iscrizione che attesta che fu proprio il Vescovo Andrea a condurre dalla Palestina a Matera una comunità di claustrali, dette le penitenti di Accon.
E’ stata la prima costruzione sacra a sorgere fuori le mura, accanto alla piccola chiesa appartenuta alla Confraternita del Cristo Flagellato o degli Artisti, venuta alla luce di recente per alcuni lavori di restauro.
Considerati poco sicuri per la posizione, la chiesa ed il convento furono abbandonati nel 1480, anno in cui i Turchi espugnarono Otranto, ove morirono numerosi materani accorsi in aiuto dei cristiani.
Le monache trovarono rifugio nei pressi della Cattedrale fino al 1695, anno in cui il Mons. Del Ryos  la riapri al culto, col nome di San Giovanni Battista. Altre fonti riportano, invece, che fu l’Arcivescovo  F. Zunica a riaprirla al culto nel 1796, riportandovi la parrocchia del rione San Giovanni Vecchio, ospitata per secoli in una malsana grotta nella sottostante e vicina Via S. Rocco.
Per migliorarne la staticità e per il crollo delle cupole, nel 1793 la chiesa ha subito drastiche modifiche, interne ed esterne, tanto che fu necessario spostare il portale d’ingresso, ritrovato durante recenti lavori nell’adiacente convento, in origine sistemato a settentrione, punto cardinale che nel Medioevo simboleggiava le tenebre.
Nella parte superiore dell’odierna facciata romanica è possibile osservare un timpano, al cui centro vi è un rosone fiancheggiato da eleganti colonnine pensili, ricche di figure zoomorfe. Al centro di quattro archi di sostegno, si può ammirare il portale d’ingresso, opera dei maestri Michele Del Giudice e di Marco Di Lauria,  materano e leccese, molto ricco di decori e simile alla porta laterale della Cattedrale, detta dei leoni.
E’ giunta intatta la parte esterna dell’abside, ove, al vertice del timpano, vi è un angelo, un grande arco a tutto sesto con due elefanti ai lati, sorretti da mensole. A completare l’esemplare tipicità dello stile romanico, troviamo una bella finestra decorata, con colonnine e figure di animali, dalla quale, tramite una monofora verticale, prende luce l’abside.
Durante la guida vi colpirà l’atmosfera mistica e medievale dell’interno, a croce latina ed a tre navate, ove le colonnine quadrilobate sono ornate da bellissimi capitelli, uno diverso dall’altro, con figure antropomorfe, zoomorfe e vegetali. Per fortuna nel 1926 l’abate Marcello Morelli ha pensato bene di rimuovere gli intonaci barocchi, riportando l’interno alla sua primitiva sobrietà.
Sul primo altare della navata di sinistra, racchiuso da eleganti sculture, forse opera di Altobello Persioo della sua bottega, troviamo l’affresco del XVI di S. Maria La Nova, di anonimo.
Continuando, ecco la cappella dedicata ai Santi Cosma e Damiano, i Medici Martiri, le cui statue in legno con i sontuosi mantelli colorati di verde e rosso, nell’ultima domenica di settembre, vengono portati in processione con i caratteristici ceri votivi.
Nella stessa cappella vi è un dipinto raffigurante S. Antonio Abate, S. Domenico, S. Eligio, S. Cosma, S. Biagio, S. Vincenzo che circondano la Vergine in Gloria, un’opera del 1727 del bravo pittore materano Vito Antonio Conversi.
Più avanti, in fondo alla navata, in una nicchia è riposta una Pietà del 1888, in cartapesta, opera del materano Pasquale Calabrese.
Nella navata di destra troviamo la scultura di Ercole Reduzzi della fonte battesimale, eseguita nel 1929 e, infine, in un’appartata nicchia, vi è la statua in tufo di San Giovanni, opera di scuola materana del 1500, in precedenza posta nell’altare maggiore.   
Sulla base di una colonnina della chiesa di San Giovanni Battista c’è una incisione che recita: DIE 29 DEC … INTERFECTUS EST COMES. Si tratta della notizia relativa alla uccisione del Conte Tramontano avvenuta la sera del 29 dicembre 1514,  in occasione della messa del vespro. 

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