iten +39 0835 334033 info@sassiweb.it

La Cattedrale

Esterno

La  Cattedrale di Matera fu terminata  nel 1270,  ed edificata nella Civita, il punto più alto e visibile della città ove sorse il primo nucleo abitato dei Sassi, sull’area di un monastero benedettino dedicato a S.Eustachio consacrato nel 1082, e, come si scoprì all’inzio del ’900  durante i lavori di costruzione per le fondazioni dell’adiacente  palazzo del Seminario Arcidiocesano, fu costruita su un terrapieno artificiale per innalzare ulteriormente la sua posizione ( rimane visibile da tutti i punti della antica città e dalle campagne circostanti).

Durante i suddetti lavori furono scavate delle profonde trincee che rivelarono in 12 metri, man mano che si scendeva in profondità,  tutti gli antichi strati abitativi della città: abitazioni medioevali, una chiesetta paleocristiana ed abitazioni della stessa epoca, reperti  bizantini come monete e resti archietettonici , un altro piano di abitazioni romane, sepolcri  greci con importanti vasi facenti parte del tipico corredo funerario e infine resti di ceramica ingubbiata caratteristica della prima età del ferro.

Una “radiografia”, insomma, della vita antica di Matera.  L’edificio è in stile romanico pugliese e presenta un esterno ricco di elementi fortemente simbolici che richiamano la vita spirituale dell’epoca. La facciata principale è rivolta verso la vallata del Sasso Barisano e presenta, sulla porta maggiore circondata da  delicate decorazioni floreali, la statua della madonna della Bruna, santa protettrice della città, mentre nelle nicchie ai lati della porta, vediamo a dx SPietro, mentra a sx S.Paolo. Nelle nicchie esterne laterali vediamo a dx S.Eustachio, e a sx S.Teopista  patroni minori di Matera. Le statue sono attribuibili ai Persio, famiglia materana molto attiva artisticamente nella metà del ‘500.

Il rosone centrale è invece formato da colonnine e piccole arcatelle e richiama un tema molto in voga all’epoca: la ruota della fortuna, il gioco della sorte. E’ sovrastato dall’Arcangelo Michele che schiaccia il drago e circondato da figure di persone che dalla foggia degli abiti sembrano rappresentare le classi sociali emergenti dell’epoca: un ricco a destra,un’ artigiano a sinistra, un nobile in basso. Le quattro colonnine e le dodici semicolonnine sulla sommità sono probabilmente un riferimento ai quattro evangelisti e ai dodici apostoli, mentre le varie figure che compaiono ad ornare i particolari architettonici (come le mensole delle due finestre laterali ) non sono altro che una rappresentazione “istruttiva”  dei possibili pericoli morali che potrebbero insidiare la vita di un buon cristiano, per esempio la sirena (finestra sx.) simboleggia l’insidia  dei desideri e delle passioni mortali che potrebbero deviare dalla retta via, oppure l’aquila (mensola in alto)  che divora animali simboleggia la possibilità di essere divorati dal peccato.

La facciata laterale della chiesa ha due  porte monumentali: la prima è la “Porta di piazza” e presenta degli elementi decorativi molto interessanti: in alto una piccola formella ,rappresenta in bassorilievo il profeta Abramo, scelto da Dio per portare avanti la fede, e padre delle tre religioni  monoteistiche Cristianesimo, Islamismo ed Ebraismo, e suggerisce un’idea di fratellanza tra esse, messaggio probabilmente rivolto alle comunità appartenenti alle tre religioni presenti in città tra il XIII e il XIV secolo; ai due lati vediamo due monaci benedettini uno in preghiera, l’altro intento nella lettura di un libro, chiaro riferimento alle regola benedettina dell’ “Ora et labora”. Sono inoltre presenti intricati motivi vegetali a decorare la porta consueti nello stile romanico pugliese.

La porta successiva è la “Porta dei leoni” chiaramente così denominata per le due statue che la adornano, appunto due leoni accovacciati simbolicamente a guardia della fede. In alto la porta è decorata con pigne sporgenti, motivi floreali e teste di angeli o fanciulle, a simboleggiare la purezza della Chiesa e secondo alcuni storici con funzione “apotropaica” cioè di scacciare la mala sorte. Tra le due porte una finestrella finemente decorata a intaglio  richiama i motivi decorativi di quest’ultima porta : è un antico sepolcro di un giudice saraceno, come recita la scritta in latino sottostante. La torre campanaria è alta 52 m.di forma quadrangolare ed è divisa in 2 tronchi da un terrazzo: nella parte inferiore consta di tre piani ognuno ornato di finestrelle bifore, in quella superiore si assottiglia e termina in una cuspide sovrastata da una sfera con una croce sopra.
Nel campanile sono presenti sette campane accordate in mi bemolle che durante le celebrazioni  risuonano in tutta la città antica.

 

Interno

Entrando nella Cattedrale di Matera appare evidente il contrasto con lo stile esterno. Nulla è rimasto allo stato originario, eccetto pochi importanti affreschi ed i bei capitelli medioevali figurati delle 10 colonne, molto lavorati e l’uno differente dall’altro; il resto è stato completamente alterato nel corso dei secoli.

La  pianta della chiesa,  a croce latina e a tre navate,  misura 54 m. di lunghezza, 23 di altezza e 18 di larghezza, ed è stata alterata nel corso del tempo, in quanto è stata allungata sfondando l’abside e modificandone  la forma. Nel seicento sono stati aggiunti ovunque stucchi e decorazioni che nel 18esimo sec. sono stati ulteriormente  ricoperti da una patina dorata Anche il soffitto originale è stato coperto nel 1719 con un controsoffitto ligneo e nel XIX furono inserite tre tele dipinte da Battista Santoro con temi cari alla cultura materana: S. Giovanni da Matera e S.Eustachio  nei medaglioni laterali e “la Visitazione della Vergine” al centro. Nei riquadri sulle pareti subito sotto al soffitto “Storie della Vergine”, affreschi di Anselmo Palmieri.
A destra dell’ingresso principale si trova il famoso affresco de “Il giudizio universale”,  unico esempio superstite della decorazione pittorica medioevale originaria della Cattedrale, eseguito da Rinaldo da Taranto, maestro frescante attivo nella fine del duecento, scoperto per caso durante i lavori di restauro delle tele seicentesche ivi poste.  Nella parte bassa dell’affresco l’Arcangelo Michele trafigge i peccatori nell’inferno, che vediamo in gruppo attaccati da serpenti. Si notano nel gruppo anche persone che possiamo identificare come un re, un papa, dei religiosi benedettini ecc. proprio ad indicare l’uguaglianza delle anime dopo la morte.

Nel Purgatorio (parte superiore) vediamo una scena più statica: vasche di purificazione con l’inquietante immagine di arti e teste che spuntano dalla bocca di grandi pesci: non è altro che la simbolica rinascita delle anime purificate. Nell’ ordine  inferiore all’affresco la teoria di Santi 400esca: S. Pietro martire, S. Giuliano, Madonna col Bambino e S. Luca. Nella navata destra, rispettivamente, sulla prima porta di ingresso (Porta di Piazza),  Madonna delle Grazie tra i Ss. Ilario e Giovanni da Matera di Domizio Persio (1592),mentre sulla seconda porta, ( dei Leoni ) c’è una bella tela di Carlo Rosa ( 1652) rappresentante S. Gaetano. Sull’ultimo altare della navata destra Polittico di Vito Antonio Conversi. L’altare maggiore, proveniente dalla Abbazia di Montescaglioso, è realizzato in pregevole marmo bianco ed è sovrastato dalla “Cona Grande” acquistata a Napoli nel 1580, eseguita da Fabrizio Santafede. Rappresenta nella parte centrale la Vergine attorniata dai Santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Biagio, Donato,Pietro e Paolo, e nell’ovale in alto, la Santa trinità. In basso, nei riquadri, scene dal Vangelo. Alle spalle dell’altare Maggiore è situato il Coro Ligneo, minuziosamente intagliato nel 1453 da Giovanni Tantino da Ariano Irpino, che consta di 50 stalli ed è ricoperto da una fitta rete di motivi vegetali , animali fantastici e soggetti sacri scolpiti nel legno contenenti  forti richiami  alla cultura franco-fiamminga, al repertorio decorativo islamico e ai testi miniati benedettini.
Uscendo dal coro, subito sulla destra, la porticina di accesso al campanile ci mostra in un distico posto sull’architrave , la data di completamento della chiesa , 1270. Poco più avanti, in fondo al transetto sinistro, il dossale d’altare di San Michele, scolpito da Altobello Persio nel 1539, ci mostra il santo nella parte centrale e nelle nicchie la Madonna e quattro Santi, mentre nella predella, in bassorilievo, l’ultima cena, tra delicati fregi rinascimentali. Proseguendo a sinistra, è da vedere il presepe posto nella cappella detta “ di San Nicola al cimitero”, scolpito nel 1534 da Altobello Persio e Sannazzaro da Alessano in pietra calcarea dipinta, opera molto cara ai materni per gli elementi contenuti propri della città: il castello sulla sommità ci ricorda il castello Tramontano; mentre i pastori con gli animali realizzati in modo perfettamente realistico ( pecore, capre e cani da guardia) ci riportano alla forte vocazione agro pastorale della città nel 1500. A partire dal 700 sono state rimosse molte delle cappelle laterali, (erano addirittura 33 a metà 500) , ma ci rimane uno splendido esempio di come potevano apparire all’epoca: la “cappella dell’Annunziata”. E’ l’ultima cappella nella navata sinistra, eseguita a metà 500 probabilmente da Altobello Persio e consta di una volta a cassettoni e di pareti a nicchie, mentre la statua sull’altare rappresenta la Vergine e l’Angelo. Nella lunetta superiore una Pietà e ai lati le statue dei Ss. Rocco e Caterina d’Alessandria. Il terzo altare invece è dedicato a Sant’Anna, che appare insieme alla Vergine nella tela centrale dipinta da Francesco da Martina nel 1632.

Un discorso a parte merita il primo altare della navata: utilizzato come altare maggiore sino al 1776, ospita l’affresco della “Madonna della Bruna” (1270), protettrice della città. Il nome “Bruna” secondo alcuni è un riferimento al colorito scuro del volto della Madonna, ma più probabilmente deriva dal vocabolo altomedioevale longobardo “brunja” cioè “corazza” “difesa”, chiaramente riferito alla protezione esercitata dalla  Patrona sulla città. E’ Particolarmente venerato dai Materani , che il 2 luglio festeggiano la loro patrona con una festa particolare e spettacolare: La festa della Bruna